Lo scenario balnear-romagnolo in cui si muovono i protagonisti
dell’eterno gioco estivo, è un amalgama di elementi effimeri,
gesti esuberanti che inneggiano calde tonalità esotiche unite
ad atteggiamenti di sana cordialità paesana.
La costa romagnola, variopinto cosmorama di una Europa che esalta il
divertimento e la trasgressione, deve a questi suoi elementi in equilibrio
fra di loro, la peculiarità che la contraddistingue fra i luoghi
della vacanza.
La luce lampeggiante del “Bar Hawai” tinge di rosso fuoco
la protesa facciata della “pensione Amalfi”, mentre l’”Hotel
Moderno” sommerge di lusso e ricercatezza la casalinga immagine
dell’adiacente “ Pensione Dina”.
Forme allusive di quel clima di mediterraneo vernacolo, di solarità
antinord che trovano riscontro in un ambiente di architetture caratterizzate
dalla semplicità stereometrica dei volumi, in cui l’unico
elemento eccentrico è rappresentato da “ il Balcone”.
La luce viene accolta senza turbamenti chiaroscurali diffondendo una
luminosità che, paradossalmente, sembra tendere alla rarefazione
di un ambiente intriso di “volgarità”estetica.
A volte, però accade che, sommerso dai bagliori e dall’assemblaggio
farraginoso delle luci al neon, lo stile balnear-romagnolo nasconda
un dizionario di citazioni colte attinte dalle ”Architetture di
pareti bianche, rettangole e quadrate,orizzontali o verticali…”
1
che fu espressione poetica del linguaggio architettonico di alcuni esponenti
del razionalismo italiano.
Il sotteso equilibrio fra natura e artificio dell’architettura
mediterranea, connubio di serenità e pacatezza “…riposo
orizzontale di linee davanti all’orizzontale azzurro delle acque…”
2
qui si trasforma in un paesaggio della finzione in cui l’equilibrio
di geometria e forma si decompone in architetture spontanee che solo
in alcuni episodi manifestano un riferimento estetico a canoni espressivi
moderni.
“…Le Corbusier è pratico per i pilotis cioè
per le macchine, Wright è comodo per i forti aggetti che truccano
i volumi tecnici, Aalto è utile come suggeritore di un linguaggio
più differenziato…” 3
.
E’ accaduto che l’architettura dei maestri moderni, osservata
e copiata dai professionisti locali, ha mutato di significato e valore
per adeguarsi ai meccanismi della edificazione selvaggia avvenuta sulla
costa.
Il significato di un edificio è stato qui trasferito dalla sua
“forma al suo contenuto, abbandonando la forma alla deriva, libera
di sviluppare i propri significati immanenti” 4
.
Il mutuo equilibrio fra funzione e forma è stato aggredito dall’imperativo
categorico del “qui ed ora” voluto dalla edificazione frettolosa
e spavalda. L’esperienza spaziale derivata dall’unione di
una creazione formale con l’adempimento funzionale di un edificio
è stata capovolta, per cui l’unico valore architettonico
dell’edificio è la sua asettica fruibilità; il determinismo
funzionale della decostruzione linguistica si è rivelato essere
il solo elemento trainante dell’architettura della costa.
L’alto grado di libertà nei rapporti tra le parti che la
composizione modernista poneva come elemento principe della metodologia
progettuale nutriva la pericolosa insidia della facile decomposizione
espressiva del linguaggio architettonico.
In mutati contesti, come quello della Riviera Romagnola, l’apparente
povertà del codice linguistico ed estetico razionalista fu corrotto
sia dalla necessità di costruire, che poneva il nascente mercato
della vacanza sia dalla serialità degli elementi architettonici.
L’esperienza artistica che nello stile internazionale non fu soltanto
un livellamento delle tecniche e della forma ma soprattutto fu lo strumento
e l’immagine di una organizzazione sociale…” 5
qui si adeguò alle regole della nascente economia balneare compromettendone
irrimediabilmente qualsiasi velleità e potenzialità estetica.
Il prodotto, quindi, non presuppone un certo grado di cultura per essere
interpretato o capito ma chiede unicamente di essere utilizzato. Nessun
luogo come la riviera Romagnola aliena la dimensione della contemplazione
inducendo unicamente la tensione dell’agire.
La vera autenticità della vita, seppur per un tempo limitato,
sembra essere qui riposta unicamente nell’imperativo dell’azione,
nel chiedere e autoprodurre occasioni per il divertimento.
In un contesto così particolare l’ambiente fisico si riduce
a mero contenitore delle dinamiche del divertimento ammiccando solo
sporadicamente ai fasti dell’architettura colta. Sovvertendo le
nozioni di razionalità e funzionalità proprie dell’architettura
moderna in risparmio economico, si è trasformato “…ciò
che era un principio etico in principio di sfruttamento, passando dalla
scoperta creativa al Kitsch…” 6
.
Quindi allontanando da sé l’idea di un luogo governato
da canoni estetici, la riviera è divenuta “…interessante
documento e testimonianza dei sentimenti, delle debolezze, delle deformazioni
presenti in una certa epoca …” 7
e come tale comprensibili a tutti. Lo spirito che sottende, plasma e
governa l’immagine affermata della riviera ha il carattere dell’immanenza;
tutto si produce al suo interno, abbandonando l’idea demiurgica
del progetto che interviene a stabilire le regole altre della costruzione
dell’ambiente.
Una sorta di partenogenesi creativa ha attivato progressivamente i meccanismi
perpetui dell’immagine costiera, sviluppando negli anni quella
estetica di massa che nel processo emulativo di assunzione di stilemi
piccolo-borghesi, approdò alla neutralizzazione estetica dell’oggetto
d’uso e della forma architettonica. Il potere sempre più
ampio assunto dai professionisti “intermedi”, figure decisive
tra le più impegnate nella costruzione del panorama fisico della
riviera, ha affermato definitivamente il “…rapporto esistenziale
dell’uomo con l’estetica spicciola…”8
.
Nella richiesta di modelli di autorappresentazione scevri da metafisiche
culturali, il popolo vacanziero ha trovato nel pragmatismo della relazione
autentica e reale con l’oggetto e l’ambiente la sua massima
libertà di espressione e movimento.
NOTE
1 E.
Peressuti, Architettura mediterranea, in “Quadrante”, n°
21, gennaio 1935.
2 Silvia Danesi, Aporie dell’architettura
italiana in periodo fascista-mediterraneità e purismo, in “Il
razionalismo e l’architettura in Italia durante il fascismo”,
curato da Silvia Danesi e Luciano Patetta, Electa.
3 F. Monti, Aspetti dell’architettura
d’oggi nella riviera romagnola, in “Studi Romagnoli”
anno 1967.
4 A. Colquhon,Conflitti ideologici del moderno,
in “Casabella” n.520-521, gennaio-fabbraio 1986.
5 G. C. Argan, Walter Gropius e la Bauhuaus,
Einaudi.
6 Enciclopedia universale Feltrinelli n. 34,
Comunicazioni di massa cfr. voce “ Kitsch”.
7 Idem voce “Kitsch”.
8 8. A. Mendini, L’elogio del banale,
edizioni Alchimia.
IMMAGINE dall'alto
verso il basso - CATTOLICA
Hotel Moderno (anni '40) |