AVANGUARDIA ROMAGNOLA
Architetture balneari del XX secolo
Lo
"stile" balnearomagnolo
di
Gianfranco Giovagnoli
Solo se abbiamo la capacit� di
Abitare possiamo costruire.
M. Heiddegger (da �Saggi e discorsi�)
� Non � facile trovare parole educate, ripetibili in
una pubblicazione come la nostra, per descrivere la
turpitudine di Rimini o di Alassio� altra volta
incantevoli rovinare ormai dall�ignoranza, dal
malgusto, dalla mancanza di pudore (e dagli
altoparlanti, dai motori, dalla frenetica esibizione
di colori e di forme babeliche): caos� 1 .
Con queste parole E.N. Rogers nel 1964 descriveva la
vita estiva nel pi� grande centro turistico della costa
romagnola e le trasformazioni urbane e ambientali che si
erano verificate in meno di vent�anni.
Anche localmente solitari articoli di giornale
denunciavano la selvaggia urbanizzazione che in quel
periodo stava devastando e irrimediabilmente
compromettendo le particolarit� ambientali e naturali
dei piccoli e grandi centri della riviera romagnola. Nel
�Corriere di Rimini� del 1959 si legge: �Oggi molti
problemi sono veramente divenuti �pi� grandi di noi�.
Basta solo accennarne qualcuno: comunicazione,
viabilit�, tutela delle bellezze naturali, integrit�
delle spiagge, lotta contro il dilagare del cemento
armato che indiscriminatamente sommerge l�accogliente
e riposante verde freschezza delle nostre ville�
2 .
Si demoliscono le dune, le greppie, le pinete, i
litorali: confini storici dei centri costieri; si
normalizza l�urbanizzazione della costa con lo
�strumento pianificatorio� della lottizzazione
contraddistinto dalla accentuata parcellizzazione
fondiaria, dalla stretta maglia stradale, dagli elevati
rapporti di copertura e dagli altissimi indici fondiari
(oltre dieci volte superiori rispetto lo sfruttamento
fondiario precedente alla guerra); si lottizzano i
parchi delle ville e degli alberghi; si interviene
sull�esistente con ampliamenti in altezza e in
superficie o con la sostituzione edilizia, distruggendo
alberghi, villini, ospizi marini: memorie storiche della
�citt�� costiera.
Attraverso il processo edilizio innescato dalla
ricostruzione post-bellica in poco pi� di venti anni si
raggiunge la quasi saturazione edilizia della fascia
litoranea: le aree edificate fra la ferrovia e il mare,
da Cattolica a Cervia, che nel 1948 rappresentavano il
36%, nel 1978 raggiungono il 67%: si urbanizzano circa
1000 ettari di costa 3
. Le nuove lottizzazioni si saldano ai centri edificati
costituendo � un continuum urbanizzato a scala di
dormitorio regionale�4
in cui si evidenzia la ossessiva ripetizione di
identici, banali, anonimi fabbricati.
Il �simbolo� edilizio negli anni del boom �
indubbiamente rappresentato dalla pensione che ha
contraddistinto l�immagine della riviera sia sotto il
profilo paesaggistico che economico e sociale.
Infatti nel 1965, a sviluppo edilizio-alberghiero
concluso, su 3656 esercizi alberghieri presenti da
Cattolica a Cervia, il 92% � rappresentato da pensioni
(56%), piccoli alberghi (24%) e locande (13%).
Questi edifici si caratterizzano per le modeste
dimensioni, per l�assenza di servizi e sale comuni
interne, per la mancanza di spazi esterni per il tempo
libero, il gioco e i parcheggi.
La costruzione della pensione avviene attraverso
l�investimento di piccoli capitali ad opera
dell�iniziativa individuale agevolata dagli incentivi
derivanti dalla politica edilizia nazionale (mutui a
fondo perduto, sgravi fiscali), dalle favorevoli
condizioni finanziarie locali (basso costo del denaro,
facili prestiti e cambiali) e dall�elevato frazionamento
dei suoli (lotti di 300/400 metri quadrati di
superficie).
Il considerevole frazionamento degli investimenti,
dietro la spinta della crescente domanda turistica,
induce alla partecipazione nel processo di sviluppo
edilizio-alberghiero anche i ceti sociali fino a quel
momento esclusi, i quali intervengono principalmente
attraverso il risparmio ottenuto dal massimo
contenimento del costo di costruzione. Il fine
speculativo � perseguito dal futuro albergatore mediante
il controllo diretto e continuo che egli esercita
durante la realizzazione della pensione stabilendo
costi, tempi e modalit� di costruzione. In questo modo
il proprietario non solo decide di intervenire
gradualmente anno dopo anno, nell�edificazione del
fabbricato, secondo il fine di utilizzare nel frattempo
i profitti provenienti dall�attivit� svolta nei locali
gi� ultimati, ma esclude per �spendere meno� anche le
competenze di maestranze esperte affidandosi a
manodopera poco qualificata a basso costo, in surplus
sulla riviera per l�alta disoccupazione e per la
precariet� del lavoro stagionale. Del resto il lavoro di
manovale o di muratore, cos� come lo intende il
proprietario-costruttore della pensione, non richiede
particolari conoscenze in quanto nella pratica si
utilizzano materiali di facile maneggevolezza e di bassa
qualit� e si impegnano sistemi costruttivi semplificati
fino all�inverosimile.
Per citare solo alcuni esempi � sufficiente ricordare
che le fondazioni sono spesso sottodimensionate e
realizzate con calcestruzzi magri e di grossa pezzatura;
i muri portanti sono eseguiti con mattoni pieni insieme
a blocchi forati leggeri di grande formato; gli intonaci
contengono rilevanti qualit� di sabbia marina; le
strutture in cemento armato sono spesso dimensionate,
gettate e disarmate non adeguatamente. Quanto descritto
risulta ancora pi� grave se si pensa che si opera in
assenza di una normativa antisismica, sebbene nel 1935
diversi comuni della costa siano stati riconosciuti zone
a rischio sismico di seconda categoria.
All�improvvisazione delle maestranze che operano nel
settore edile si deve aggiungere anche la scarsa
preparazione professionale dei tecnici progettisti
(quasi sempre geometri) che si adeguano alle modalit�
costruttive del periodo.
Dal committente il geometra � considerato
prevalentemente come esperto nell�aggirare gli ostacoli
di ordine normativo e burocratico relativi alla fase
istruttoria del progetto e raramente ha la possibilit�
di intervenire nella fase ideativa e realizzativa di
questo.
Infatti il pi� delle volte il proprietario interferisce
nel lavoro del tecnico indicandogli le diverse soluzioni
formali e progettuali da adottare nella definizione del
progetto; senza per� che ci� costituisca alcuna
conflittualit� tra i due, in quanto, provenendo entrambi
dallo stesso ambito culturale, si ispirano agli stessi
modelli edilizi.
Il processo costruttivo di quegli anni, avvenendo
attraverso modalit� che non richiedono competenze
tecniche n� sistemi di pianificazione predeterminati
dalla Amministrazione pubblica, consente al proprietario
di intervenire con ampia libert� nell�edificazione della
pensione. E� un modello che avanza autonomamente secondo
schemi improntati all�estrema elementarit�, quindi alla
portata di tutti, con l�unico fine di realizzare in poco
tempo, con il minor costo, il maggiore numero di camere.
Infatti l�urbanizzazione della costa precede per piccole
lottizzazioni a maglia quadrata che si agganciano alle
strade gi� esistenti senza alcuna attrezzatura pubblica,
n� infrastruttura. Cos� nella progettazione della
pensione si ottiene la sagoma dell�edificio lasciando un
metro e mezzo dai confini di propriet� e tre metri dalla
strada e all�interno di questo perimetro si definisce il
piano tipo secondo il rigido schema funzionale
proveniente dalla edilizia residenziale, costituito dal
corridoio centrale di distribuzione con le camere ai
lati e il bagno comune in testata.
Varianti a questi criteri costruttivi e progettuali non
sono previste, non solo per la lievitazione dei costi,
ma in particolar modo per la mancanza di linguaggi
espressivi pi� articolati in un contesto sociale che
insegue il mero benessere economico quale unico fine
della propria esistenza.
In quegli anni particolari del dopoguerra pieni di
ideali di progresso, di rinnovamento e modernit�,
all�interno di un grande dinamismo sociale ed economico
la costa romagnola spreca l�opportunit� di utilizzazione
razionale delle proprie risorse naturali,ambientali ed
economiche.
Si riportano come documento alcuni stralci di
interviste realizzate con tecnici locali che
hanno svolto la propria attivit� negli anni del
boom edilizio-alberghiero.
Architetto Luigi Filippini (architetto
libero professionista a Cattolica)
Il dopoguerra per me signific�
l�emigrazione a Roma per conseguire la
laurea, che fu lunga e difficile; dovetti
perfino dimenticare quello che avevo
imparato al liceo artistico per disegnare.
La mia formazione rispecchia l�incertezza
dei miei insegnanti: tormentati alla ricerca
di un linguaggio architettonico italiano
dopo la parentesi fascista.
Ho vissuto cos� da vicino il quartiere
Tiburtino, il villaggio della Martella a
Matera di Quaroni, i palazzetti dello sport
di Nervi, le palazzine di Monaco e
Luccichenti, di De Renzi e Ridolfi. Senza
per� perdere di vista i �milanesi�.
Mi ricordo inoltre a pochi metri dalla mia
scuola il lungo cantiere del nuovo Kursal
progettato da Melchiorre Bega. Questa
costruzione dest� per la prima volta il mio
interesse per le forme nuove
dell�architettura. Fui interessato anche
dalla costruzione di una villa moderna di
colore giallo crema, con le prime, per me
tapparelle a rullo e le ringhiere in tubo
d�acciaio. Queste due costruzioni, in
seguito, mi fecero capire che provenivano
dal razionalismo di Terragni e di Le
Corbusier.
Il mio rientro a Cattolica in pieno boom
edilizio non � stato molto felice, l�impatto
con la realt� � stato choccante. Tutto il
mio sapere contava molto poco. Ricordo
perfettamente che tutto quello che potevo
fare all�inizio era la creazione di nuove
ringhiere per i balconi e l�uso di colori
diversi dal solito. Il novanta per cento dei
progetti consisteva nella sopraelevazione di
modeste casette per ricavare delle pensioni.
Non esisteva un regolamento edilizio e tanto
meno un piano regolatore. Lo Stato e i
comuni impreparati fecero ben poco per
regolamentare questa necessit�. Tutto era
giustificato dalla ricostruzione dell�Italia
e dalla disoccupazione. In attesa di piani
regolatori (che nessuno sapeva fare) lo
Stata poteva forse salvare qualcosa
semplicemente spostando una virgola nel
codice civile. Sono nati cos� molti dei
cosiddetti alberghi di oggi.
Tonnellate di lottizzazioni invasero tutta
la costa,persino nelle paludi di Comacchio.
Una sola eccezione: sento il dovere di
ricordare che il sindaco di Gabicce di
allora, di origini molto modeste (era un
pescatore), salv� tutta la parte collinare
del suo Comune sollecitando presso la
Soprintendenza di Ancona l�applicazione di
una vecchia legge per la tutela del
paesaggio.
Lo Stato contribu� allo sfacelo concedendo
mutui agevolati a tutti. I muratori non
sapevano costruire in cemento armato, ma
impararono ben presto. A Cattolica le
distanze dai confini erano quelle del Codice
Civile (da zero a 1,5 metri) per cui le liti
fra i vicini riguardavano spesso lo spessore
della riga delle piantine catastali; le
altezze erano a piacere. Nessun progetto
prevedeva un tetto di copertura, perch�
ognuno sperava nella sopraelevazione per
l�anno dopo.
Questo � stato il �linguaggio�
architettonico al quale dovetti qualche
volta assoggettarmi.
Vincenzo Cecchini (pittore)
All�inizio degli anni �50 progettavo come
geometra per l�impresa edile di mio padre.
Arrivava la gente che in pochi giorni voleva
il progetto della pensione o della casetta
di civile abitazione.
La richiesta era: �Ho bisogno di un
fabbricato che contenga 50/60 persone tra
tre mesi e voglio spendere poco�. Allora mi
mettevo al tecnigrafo e con schemi
prefissati disegnavo la planimetria, una
sezione e il prospetto principale. Tutto in
scala 1:100. In un pomeriggio o due il
progetto di massima era pronto.
Siccome questi edifici erano quasi tutti
uguali, come � fatti con lo stampino�,
allora cercavo di diversificarli l�uno
dall�altro con qualche idea relativa ai
colori delle facciate o delle ringhiere.
Poich� per la scelta dei colori entrava
spesso in gioco il gusto della moglie del
proprietario , quasi tutti gli edifici erano
avorio,celestino e verdino.
Un altro aspetto curioso era la
realizzazione delle pensiline. Si faceva a
gara nel realizzarle il pi� sottile e pi�
strambe possibili; pi� sottile era la
pensilina e pi� bravo era il tecnico.
Poi poteva succedere che alla prima nevicata
la pensilina cadesse.
Si pu� dire che allora eravamo come i
pionieri nel Far-West: i mediatori si
arricchivano con la compravendita dei
terreni, le maestranze si trovavano a
risolvere problemi tecnici nuovi
improvvisando, e i geometri che avrebbero
dovuto dirigere questo caos si trovavano
impreparati da una istruzione scolastica
allora molto carente.
In verit� il geometra di allora ebbe due
maestri: il guadagno veloce e i consigli del
vecchio e bravo muratore.
Geometra Cino Ubalducci
(tecnico comunale a Cattolica)
Gli anni del Boom sono stati anni di
speranza per la gente del posto.
Si arrivava da anni di fame, di
disoccupazione e dal disastro di una guerra,
cosicch� l�Amministrazione Comunale
incentivava la costruzione di case
inizialmente, di fabbricati ad usi turistici
poi, perch� tutto questo significava
occupare lavoratori da tanto tempo
disoccupati.
Prima del Boom, subito dopo la guerra, si
riuniva la Commissione Edilizia anche per un
solo progetto, pur di mettere in condizioni
il richiedente di iniziare subito i lavori.
Poi con l�esplosione del turismo di massa
rappresentato soprattutto da Svizzeri e
Tedeschi, inizia il boom delle costruzioni
alberghiere sulla costa. A Cattolica i
professionisti erano pochi e da soli
dovevano fare fronte ad una notevole
richiesta di progettazione.
Succedeva che per progettare una tale mole
di lavoro si ricorresse, in alcuni casi, a
schemi planimetrici standardizzati.
I valori estetici? per le ragioni su esposte
non potevano essere curati, prevalevano
quelli economici e di necessit�.
Era difficile in quel tempo vedere progetti
ove fosse data la dovuta importanza ai
servizi o ai parcheggi, perch� l�albergo era
essenzialmente visto in funzione del numero
delle camere.
Quando l�acquirente comprava il lotto, la
domanda era: su questo lotto quante camere
ci escono?
Difficolt� si riscontravano anche nella
esecuzione delle opere perch� il capomastro
spesso si improvvisava tale e le maestranze
in genere non avevano una preparazione
specifica.
All�epoca chiunque poteva svolgere
l�attivit� di capomastro-imprenditore edile,
bastava per ironia che si mettesse un bel
metro visibile in tasca.
Non parliamo poi dell�esecuzione delle opere
in cemento armato; i tecnici dovevano sempre
controllare la posa dei ferri per
scongiurare il pericolo che questi venissero
collocati �sopra� anzich� �sotto� o
viceversa.
L�Amministrazione Comunale ha sostenuto lo
sviluppo edilizio di quegli anni in quanto
costituiva ricchezza locale e forniva
occupazione.
La Commissione Edilizia si riuniva due o tre
volte al mese. Negli anni sessanta in alcune
sedute furono esaminati cento progetti dal
primo pomeriggio fino alle dieci di sera.
L�Ufficio tecnico controllava
preventivamente i progetti, che dovevano
essere conformi al piano Urbanistico di
fabbricazione o in mancanza di esso
utilizzavano il codice civile o il vecchio
regolamento Edilizio approvato prima della
guerra.
In queste condizioni i progetti
difficilmente venivano bocciati: se vi era
qualcosa che non andava bene nel progetto
presentato per l�esame si usava la formula:
�Si approva a condizione che��
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NOTE
1
E. N. Roger. Homo Additus Naturae, �Casabella -
Continuit��, n. 283, gennaio 1964.
2 F. Pull�, Folla
strabocchevole di villeggianti lungo l�arco della
Riviera Romagnola, in �Corriere di Rimini�, 31 luglio
1959.
3 C. Fabbri, G. Giovagnoli,
G.Mulazzani, C.Ugolini e N. Zani, Le colonie marine
nella costa romagnola: un tema del riuso� in AA.VV.,
Colonie a mare, Grafis, Bologna 1986.
4 F. Tentori, Ordine per le
coste italiane, in �Casabella - Continuit��, n. 283,
gennaio 1964.
5 Per �piccoli alberghi� si
intendono gli alberghi di 3a categoria.
6 Touring Club Italiano, �
Guida pratica dei luoghi di soggiorno - 2 � Milano
1965.
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