Cattolica, 10 gennaio 1995

Caro Jacovitti,

chi le scrive è un ex-giovane architetto, che può vantare nel suo bagaglio culturale personaggi del calibro di Cocco Bill e Zorri Kid: insomma, un vostro fervido ammiratore.
Ultimamente mi è capitato di acquistare il vostro ARCICOMICHE SPAZIALI del 1978: la sua lettura, oltre a divertirmi moltissimo, mi ha suggerito una idea...

Nel libro, il primo che io abbia visto da voi disegnato che affrontasse un tema 'futuribile', ho notato in mezzo alla miriade di invenzioni la presenza di numerosi oggetti, interessanti sia dal punto di vista formale che funzionale, anch'essi personaggi 'animati', e comunque sempre caratterizzati da quello che io definisco 'effetto pronipoti' (una sorta di tenera stilizzazione dello stile presente orientato al futuro).
Ho pensato ancora: sarebbe divertente poterli usare!
Ed infine, il pensiero conclusivo: sarebbe eccitante che Jacovitti progettasse degli oggetti!

Idee così assurde non nascono per caso: le cause vanno ricercate, oltre al mio tirocinio fumettistico ed alla passione per la fantascienza che hanno costituito tanta parte della mia infanzia ed adolescenza, nella mia attuale professione di architetto-designer orientato alla ricerca ed alla sperimentazione.
Nella seconda metà degli anni '80, assieme ad altri neo-laureati architetti, ho partecipato alla fondazione di un movimento di design d'avanguardia denominato BOLIDISMO, che proponeva una nuovo atteggiamento estetico legato alla nascente era elettronica: esso era formalmente caratterizzato dalla dominante presenza della linea curva, e negli anni in cui operò come gruppo esso suscitò notevole interesse in tutto il mondo, con pubblicazione di estesi articoli su riviste spagnole, inglesi, francesi e giapponesi.

Il motivo di questa mia è la proposta di rendere reali alcuni vostri oggetti, creando una collezione Jacovitti di oggetti disegnati da voi ed 'ingegnerizzati' da me: ho già - e posso avere - una serie di contatti con aziende del settore che sicuramente potrebbero essere interessate ad un progetto del genere.
Non ho nient'altro da offrirvi - per ora! - che questa specie di avventura...
Vi chiedo di incontrarci a Roma, il giorno che vorrete, per discutere di questa ipotesi; per concordare l'appuntamento vi telefonerò al più presto.
Comunque sia, vi ringrazio per l'attenzione, e vi strizzo cordialmente la mano.

Maurizio Castelvetro

Poco dopo averla spedita, ricevetti una telefonata in segreteria: era Jacovitti.

Dieci giorni dopo mi accoglieva nel suo studio, ovvero la piccola cameretta dentro l'appartamento ove abitava: una stanza molto ordinaria, con un piccolo tavolo di lavoro, due poltrone, un tavolino, una libreria.
Appena entrato, subito mi presentò la sua collezione di armi, contenute in una bacheca.
Cominciammo a parlare della mia proposta e della sua vita.
Riguardo ai mobili, tra le altre cose mi disse (adesso che ci pensava...!) che una volta aveva progettato e realizzato una poltrona, forse per un amico, ma si ricordava solo vagamente come fosse fatta, e comunque era andata distrutta...
Mi fece anche vedere dei bozzetti di un appendiabiti che stava realizzando per una ditta veneta (in verità, sagome in legno laccato con sopra appiccicati dei ganci, la cui unica qualità era rappresentata dalle riproduzioni di alcuni personaggi di Jacovitti stampate su di esse).
'Arcicomiche stellari' se lo ricordava bene, peccato che - diceva - fosse stato completamente reimpaginato dall'Editore (era infatti - come ho saputo successivamente - la raccolta in libro di una serie ad episodi apparsa nel 1965 con il titolo "Microciccio Spaccavento").
Mi fece vedere il lavoro che stava terminando a china in quel momento: fu lì che mi resi conto, con stupore, che il suo segno grafico così veloce e dinamico era in verità la sommatoria amanuense di tanti sottilissimi tratti; la velocità non nasceva da un atto rapido ed impulsivo, ma da un lungo e meticoloso lavoro.
Dopo un paio d'ore di piacevole conversazione, prima di lasciarci, mi donò alcuni 'souvenir': un paio di manifesti autografi, un fascicolo di 'Jacovitti Magazine' che conteneva un suo catalogo di oggetti assurdi e una dedica sul libro.

Uscii dall'edificio con la netta senzazione che il mondo di Jacovitti era un mondo dominato in maniera esclusiva dall'umorismo e non dalla forma, anche se attraverso essa tale mondo si rappresentava, e che ogni mio tentativo di ricondurre Jacovitti ad una ricerca formale - in qualche modo ispirata alle futuribili forme di 'Arcicomiche stellari' - si sarebbe scontrato con il titolare, cioè Jacovitti.
In verità a lui interessava e piaceva scherzare con le cose, non analizzarle, tantomeno studiarle, certamente non aveva nessunissima intenzione di mettersi a disegnare tavoli e sedie, lui che disegnava fumetti.
Così feci ben pochi sforzi per cercare una Ditta produttrice, per di più semiconvinto che l'unica cosa che mi sarebbe riuscito a creare - eventualmente - sarebbe stato uno dei suoi famosi salami a quattro zampe (imbottito in pelle colorata).
Dopo quell'occasione non ci sentimmo più, e qualche anno dopo Jacovitti ci lasciò definitivamente soli.

Cocco Bill e il geroglifico spazialeIl mio personale tributo alla sua memoria - ed alle celebrazioni per l'avvento del XXI secolo - è questa mostra virtuale di alcune immagini tratte da 'Arcicomiche stellari', impegnativa edizione di Jacovitti interamente dedicata alla fantascienza e quindi proiettato verso una dimensione spazio-temporale futuribile: Jacovitti non era comunque nuovo a questo tema, basti citare a mo' di esempi 'Pippo nel 2000' (1950), le avventure della coppia Gionni Galassia-Tom Ficcanaso, il 'Kamasutra spaziale'...

Pur se tutto in questo fumetto è comunque riconducibile all'impronta comica del 'segno' di Jacovitti, in alcuni momenti inaspettatamente appaiono degli 'exploit' grafici di grande qualità formale (le astronavi, le scene di battaglie stellari, alcune inquadrature di esseri alieni...) in cui egli, per un attimo, abbandona il lato umoristico della sua vena creativa rivelando un aspetto quasi drammatico del suo lato fantastico-creativo.
Comicità e fantasia in Jacovitti non viaggiano mai disgiunti, e per questo Jacovitti è giustamente e inevitabilmente identificato con la qualità comica della sua produzione: quando - come in questo caso - Jacovitti concede uno spazio esclusivo in alcune tavole all'aspetto formale, emergono oggetti di un 'design' di rilevante qualità estetica, dominato da un cromatismo accesissimo, per nulla hi-tech, estremamente allegro ed italiano, dal caratteristico tratto curvilineo ed organico, che io trovo assolutamente contemporaneo.
I riferimenti stilistici di 'Arcicomiche stellari' vanno dall'immaginario modernista legato alla moda ed al design degli anni '60 e '70 ai riferimenti alle avventure spaziali dell'eroe dei fumetti della sua infanzia, Flash Gordon, a formare un universo jacovittiano molto analogico e poco digitale ove tutto ha una impronta piuttosto fisica e concreta, pur nella sua fantasticità.
Così gli aggeggi elettronici citano con allegra leggerezza trombe di grammofono, valvole, monitor scatolari, alimentazioni a pedali, che si uniscono al ricchissimo campionario di varianti all'interno di una medesima tipologia di oggetti (a titolo di esempio, si vedano i copricapi, rappresentati in varianti infinite di fogge).

In questi disegni ed in questi oggetti non ci si aspetti una volontà di rappresentazione visionaria o profetica del futuro: qui non c'è nessuna adesione spirituale verso il mondo della tecnica, ed il futuro è tratteggiato come qualcosa di 'fantasioso' in quanto inedito e non prevedibile, e perciò non-reale in quanto non-presente, proprio come il mondo cartaceo dei comics.
Anche se - occorre precisarlo - si possono cogliere singolari intuizioni: si pensi al collegamento 'mentale' tra esseri viventi ed oggetti, alla trasposizione tra mondo vegetale e mondo animale, alla bizzarra multiformità dei mezzi di comunicazione (variabile quanto le fogge dei copricapi...).

Tanta fanta e poca scienza, dunque, in questo mondo futuribile di Jacovitti, ove la tavola finale di 'Arcicomiche spaziali' - popolata da stravaganti esseri ed esserini alieni che inneggiano alla 'proibizione di proibire' - ci appare come un inno al mondo dell'immaginazione, più che a quello della tecnica.

Tutto Ž permesso! Niente Ž proibito! Ma guai a chi sputa sul pavimento!

P.S. : Questo testo è stato aggiornato nel 2004 dopo che un lettore mi ha segnalato come la biografia di Jacovitti fosse in realtà ben più riccamente popolata di situazioni e personaggi legati alla fantascienza di quanto io credessi...
Per un approfondimento del tema si veda anche il ben documentato articolo GALATTICO JACOVITTI di Pasquale Leonetti .